Esperienze Artistiche sculture in ferro e saldatura - Giuseppe Canali Artista

ESPERIENZE MULTIPLE ED ESPLORAZIONI ARTISTICHE

di Giuseppe Canali

Debbo dire che negli anni ho esplorato diverse tecniche per produrre opere d’arte. La mia origine è da fotografo e grafico, ma poi ho iniziato a conoscere l’argilla quando abbiamo fondato insieme ad altre persone il museo di Arte nella Natura a Calcata. E da allora ho proseguito nell’utilizzo dell’argilla per creare delle opere. Ma la mia origine da fotografo mi ha portato a fare molte sculture di visi, di facce, perché è quello che come fotografo mi attirava di più, perciò l’ho riportata anche nel mondo della ceramica. Poi naturalmente da sempre ho adorato il ferro e alcune opere lo ho costruite col ferro saldato. E l’inizio dell’uso del ferro nelle opere è nato da un’esperienza fatta con un mio collega di scuola quando gli chiesi di insegnarmi a saldare perché io non ho avevo mai fatto. E lui, tranquillamente, dato che era un perito meccanico mi disse non c’era problema, basta comprare una saldatrice da poche centinaia di euro. Dopo ti spiegherò come si fa a saldare. Quando mi ha accompagnato a comprare la saldatrice, alla fine me ne ha fatta comprare una da 1200 € che era quella che usano i fabbri quando debbono lavorare all’aperto che ha bisogno al massimo di un Kilowatt di potenza. Per imparare mi ha dato dei compiti per casa: devi fare delle saldature a righe parallele come i bastoncini delle elementari. La saldatura è una tecnica molto interessante.

Poi per quanto riguarda le ceramiche dato che lo spazio a disposizione per mettere le sculture in argilla è limitato dato che ne ho fatte tante, ho cominciato, su consiglio di mia moglie, a dipingere su ceramica e lì mi sono trovato benissimo. Non pensavo di riuscire a fare delle linee parallele a mano libera, meglio sulla ceramica che sul sulla tela. Credo che dipenda dall’inchiostro che si usa e che non fa sbandare la mano mentre si traccia una linea. Poi un’altra cosa molto interessante è stata quando ho preparato dei quadri in acrilico prendendo spunto dalla natura. Io non amo molto l’astratto in assoluto, però se l’astratto proviene dall’osservazione della natura, allora mi piace. Tant’è vero che ho fatto dei quadri astratti prendendo lo spunto dall’immagini che trovavo anche su Internet. Per esempio dalla la corteccia degli Eucalipti, quella colorata. Si chiamano Eucalipti arcobaleno. Poi ci sono delle delle montagne in Perù dove sembrano veramente dipinte perché hanno delle sostanze nella terra che colorano la terra stessa e sono a fasce parallele. Una cosa bellissima. Anche la fioritura di Castelluccio di Norcia, analizzando una parte della fioritura a fasce diventa un disegno astratto.

L’aurora boreale è un astratto spettacolare quando viene riprodotto su tela. Durante il periodo in cui insegnavo fotografia ho avuto l’occasione di creare per la scuola un corso di stampa serigrafica che ha riscosso molto successo. Un anno sono riuscito a mandare a lavorare venti studenti su ventitré. Prima della stampa digitale era possibile stampare su tutti i materiali solo in serigrafia. Naturalmente bisogna usare inchiostri adatti al supporto da stampare. Un lavoro incredibile che ho fatto prima dell’arrivo dei personal computer in Italia è stato quello di trasformare foto in B/N in foto a più colori. Una tecnica antesignana della posterizzazione, solo che per trasformare una foto in bianco e nero a sei colori bisognava lavorare in camera oscura con le pellicole ad alto contrasto tra le venticinque alle trenta ore solo per produrre una foto a colori. Il lavoro era pagato molto bene solo perché era un lavoro che non voleva fare nessuno ed era anche molto difficile da produrre.

Un aneddoto simpatico che voglio raccontare riguardo le pellicole in bianco e nero è quello di quando un mio amico medico mi chiese di trasformare in diapositiva delle radiografie per poterle proiettare ad un congresso di medicina. Dopo aver fatto la trasformazione mi sono accorto che c’erano molte macchioline bianche. Ho pensato subito che fossero dovute alla polvere depositata sul vetrino dell’ingranditore. A quel punto ho preso una drastica decisione: debbo ritoccare a mano, con un lavoro da certosino, tutte le macchie bianche e farle scomparire. Quando ho portato le diapositive al mio amico, lui è scoppiato in una grande risata dicendomi: bravo mi hai fatto guarire tutte queste persone che erano affette da Osteoporosi! Lì per lì non avevo capito, ma subito dopo mi sono reso conto dell’errore commesso. I puntini bianchi sulle lastre e sulle diapositive che avevo ritoccato non erano altro che l’evidenza della malattia in atto! Ho rifatto tutto il lavoro, naturalmente.